[新聞] Ciao Mister e grazie
Roma Giallo Rossa
http://www.romagiallorossa.com/index.php?action=read&idnotizia=13108
Ciao Mister e grazie
Non doveva finire così. Bisognerebbe scrivere con distacco, ma il groppo in
gola di questa giornata malinconica non ne vuole sapere di sciogliersi.
La più bella Roma di sempre per gioco e spettacolarità, almeno a nostro
giudizio, chiude i battenti con il suo condottiero che alza bandiera bianca e
se ne va, dopo due giornate di campionato e un’estate a dir poco umilianti
per un’intera tifoseria.
Spalletti è stato uno degli allenatori più importanti della Roma. Ci ha
regalato il vanto di tifare per una squadra che, per almeno tre stagioni, ha
giocato il calcio più bello d’Italia e d’Europa in coabitazione con club
del valore di Barcellona e Arsenal. Non solo bel gioco però, ma anche
risultati, con Coppe Italia e Supercoppe, e soprattutto con due secondi posti
e un terzo che sa tanto di scudetto scippato. A lui il merito di aver
ricostruito uno spogliatoio dopo l’anno dei 5 allenatori, di aver ridato
entusiasmo e “normalità” a un ambiente che doveva rinascere dopo l’
abbandono di Fabio Capello e dopo il nuovo “corso” della proprietà Sensi
alle prese con il risanamento dei conti della società.
E’ stato lui, il Toscano, dopo le difficoltà dell’inizio, a trovare la
chiave per riuscire ad adattare i giocatori che aveva a uno schema, il
4-2-3-1, su cui ha costruito la fortuna della Roma con il bel gioco e la
continuità. Fino ad arrivare all’apoteosi delle 11 vittorie consecutive in
campionato raggiunte con una vittoria nel derby che rimarrà per sempre nel
ricordo di quelli che Spalletti era solito chiamare con distacco “sportivi”
e non tifosi. Indelebili le immagini di quella serata che ci tornano in
mente mentre scriviamo. Tutti i giocatori in tribuna, dietro l’uomo di
Certaldo, a salutare e ringraziare il patriarca Franco Sensi.
E poi tante soddisfazioni, tanti tabù sfatati come le vittorie a Milano, il
tempio del calcio italiano, dove tradizionalmente i giallorossi erano sempre
caduti e anche molto male. I grandi successi in Europa e il rispetto
internazionale conquistato con vittorie come quelle di Lione e Madrid sono
frutto del lavoro di Spalletti. Che purtroppo è stato anche l’allenatore
che ricorderemo per le partite incubo come quelle del 7-1 a Manchester, delle
partite shock perse malamente con squadra di valore assai inferiore a quello
della Roma.
Poi l’estate del 2008, quella che segue alla stagione forse più esaltante
del ciclo spallettiano, quella in cui Totti e compagni sono arrivati a
sfiorare la conquista del 4° scudetto per una mezzora in cui è entrato Ibra
Cadabra e mettendo a segno l’ennesimo tricolore interista. Il tecnico ex
Udinese, dopo la fine del campionato, andò “di nascosto” insieme al
collega-amico Ancelotti a Parigi, entrambi convocati dalla proprietà del
Chelsea per sondare il terreno al fine di ingaggiare uno dei due per la
panchina dei Blues. Come andò a finire lo sappiamo tutti, ma quello che
purtroppo segnò il destino della sua avventura romanista è che da quel
momento in poi tutto è cambiato. L’ambiente non gli ha perdonato quella
mezza specie di tradimento e anche lui forse ha iniziato la scorsa stagione
col sapore di qualcosa che poteva essere e non è stato. Il mancato
piazzamento in Champions League, le voci del cambio di proprietà della societ
à, ma poi l’estate appena trascorsa sembrava preludere alla stagione del
rinnovamento, del riscatto. Spalletti è stato sul punto di andar via anche a
giugno poi il presidente Rosella Sensi lo ha convinto a rimanere (per ovvi
motivi economici), probabilmente promettendo una campagna acquisti al
risparmio ma mirata. Il resto è storia dei giorni nostri.
L’allenatore toscano, secondo i ben informati, ha tentato di lasciare anche
in occasione della sconfitta di Genova, ha riprovato, ma i suoi ripetuti “
Basta, non ce la faccio più” sfogati ai suoi collaboratori, la solitudine
di un uomo lasciato solo contro tutti, una “campagna acquisti” che definire
ridicola e provocatoria è dire poco, una situazione societaria al limite del
paradossale, hanno trovato l’esito naturale nella decisione estrema di dire
addio alla Capitale, alla Roma, e a una piazza che lo rimpiangerà. Da
subito, voltandoci indietro, rivivendo i fotogrammi di un ciclo emozionante,
possiamo senza timore di smentite affermare che la Roma e i suoi tifosi
perdono tanto, tantissimo.
Grazie Mister.
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